Interruttore
di Alessandro Bacchetta

Clive, al buio, posò a terra il tomo di matematica, la candela ormai spenta al suo fianco. Aveva sentito un rumore sospetto provenire dagli abissi della grotta, così afferrò la spada, raccolse lo scudo e si nascose dietro una roccia lì vicino. Un respiro affannoso echeggiò ovunque attorno a lui: draghi! Clive non aspettò oltre, non poteva affrontare un nemico tanto forte da solo, così scappò via, verso l’entrata. Correva immerso nelle tenebre, fuggiva timoroso sulla pietra scivolosa, tentando di evitare gli ostacoli suggeriti da una fioca luce… fin quando non sbatté il viso contro una parete rocciosa, che lo scaraventò a terra facendogli perdere le armi. Dolorante cercò tra i capelli paglierini una traccia di sangue, ma sembrava non ci fosse niente di grave, escluso un prominente bernoccolo appena sopra la fronte. Cosa poteva fare? Dietro di lui i rumori diventavano sempre più intensi, gutturali e paurosi. Ma se avesse urlato lo avrebbero trovato subito, e mangiato, gli avrebbero staccato prima le orecchie e poi strappato le dita! Clive allora si fece coraggio, perché non voleva trasformarsi in un escremento di drago: raccolse la spada, che era caduta lì vicino, e cominciò a tastare la roccia contro cui aveva impattato. Quando stava perdendo ogni speranza, quando ormai le lacrime erano pronte a mostrarsi, per miracolo trovò una leva: la abbassò senza indugiare, e la parete si scostò di lato, lasciandolo passare. Attraversò immediatamente l’insperato varco, e riprese a correre con tutte le sue forze, ormai l’uscita non poteva essere lontana, ma… ma alle sue spalle, in lontananza ma già ben visibile, era sopraggiunto uno dei draghi! Prima di nascondersi pensò che era ancora peggio di quanto avesse sospettato: alto più di una torre, i denti più affilati di uno squalo, l’alito più putrescente di un orco. Come se gli avesse letto nei pensieri, il drago eruttò una fiammata così potente che si fermò solo a pochi metri da Clive: il fuoco, oltre ad avergli gelato il sangue, gli illuminò per un attimo la zona, permettendogli di scovare un cubo di pietra che poteva fungere da rifugio. Dominando la paura come un vero eroe, lasciò a terra la spada, si mise a gattoni e avanzò fin quando non trovò l’agognato riparo, nel quale si gettò subito dopo aver lanciato un’ultima occhiata al drago, ormai fin troppo vicino. Scoprì tristemente che il cubo si stringeva alla base, chiudendosi quasi a cono, e che conteneva dell’acqua, probabilmente proveniente da un fiumicello lì vicino. Ormai scarpe e calzoni erano bagnati, ma non gli interessava, l’importante era stare nascosto: si accucciò il più possibile dentro il suo nuovo riparo, sperando che i draghi non vedessero al buio, sperando che la bestiaccia sarebbe passata oltre senza notarlo… Click.
<< Clive! Oh, santo cielo Clive, mi dici cosa stai facendo?! >> Sua madre era appena entrata in bagno, aveva acceso la luce e, spazzolone per le pulizie alla mano, lo aveva beccato dentro il water.
<< Mi stavo solo difendendo! Giuro! >>

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