Strega
di Mara Verzelletti
Maledetto il Dio che mi creò.
Maledetto il Dio che mi diede il lume della ragione.
Nel suo silenzio ora sto morendo.
Barattai la morte con la vita.
Il primo vagito fu l'ultimo respiro per colei che lo concepì nel suo seno.
Per questo fui strega, per questo fui ingannatrice, per questo dovrò ardere sul rogo acceso della loro ignoranza.
La stessa che fece infettar della morte nera la giovine puerpera e se la ragion non mi fosse stata data anche il suo parto sarebbe stato divorato con lei.
Ma strega fui nel voler andar contro volontà divina.

Quanto era meglio per me esser nata demente. Vagare per tutta la mia vita in un limbo di pianti e risa senza senso, goder di ogni scherno e mangiar dei loro avanzi.
Quanto era meglio per me diventar monaca. Lasciar la mia mente nelle loro mani, recitar per ore parole vuote, contrirmi il petto per i peccati di un mondo pervaso dal tentatore, lasciar calar la veste solo al mio confessore, perchè lui sa distinguer ciò che è bene.
Oh quanto era meglio... che crescere nell'orgoglio di voler conoscere l'arte antica della farmacopea, delle erbe tutti i segreti, della vita l'arcano nascosto e per questo cercar di lenir le altrui sofferenze.
Per alcuni, bestemmiai al solo desiderarlo.
Ogni vita senza dolore è una vita persa, e chi si prodiga per dissiparlo è sol allievo dell'Angelo di Luce che portò la perdizione nel mondo.





Qui vi è solo sofferenza e morte per le menti che cercano il vero spirito, qui vi è solo cieca ignoranza che sottomette con la paura dell'eterna dannazione, dimentica dell'effimera gioia di un tramonto.



Godono del dolore altrui, ne hanno bisogno sui loro vuoti altari orgiastici. Ogni lamento, ogni flagello che per altri porta dolore a loro porta la compiacenza del potere. Passai attraverso il loro giogo e il mio corpo fu martoriato ma non bestemmiai ne implorai nessun Signore.
Vana è la speranza contro la follia dei potenti.
Dai miei occhi non usci lacrima, dalle mie labbra non usci sillaba.
Maledetta genia la mia, degna solo di ravvivar la fiamma!
Già si preparano i pali, già si accatasta la legna.
Già le loro preghiere appestano l'aria.
Già le urla di un popolo sottomesso acclamano alla giustizia divina.

Sento i loro passi venire. Piombi strascicati sul marmoreo pavimento.
L'antica giaculatoria li precede.
La parola fine a questa follia per me sta per giungere.

Come araba fenice dalle ceneri del mio corpo straziato la mia anima sarà libera di cercar la giusta vendetta, vagherà senza posar capo fino a che l'ultima fiamma non si spegnerà con l'acqua pura della saggezza.

Aiutami o Morte a raggiungere l'eternità senza chinare il capo a nessun Dio che lascia i propri figli in balia di un simile dragone.

Lucia.

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