Equilibrio
di Mirco Pasca

Arcadia è il cardine fra gli universi, una terra di tramite circondata da pura energia. Arcadia ha una sua storia, ma questa non ha importanza, come non ha importanza la storia della sua gente, straordinaria o comune che la si possa intendere. Questa storia, come tante altre, ha un prima ed un dopo: un prima scandito da guerre, come nei tanti universi che le ruotano attorno, ed un dopo di pianti e sorrisi.
Tra il prima ed il dopo, in un puntino nella fiumana del tempo, un evento ha stravolto la vita degli abitanti di Arcadia, che vivevano la propria quotidianità fatta di magia e battaglie, di colori e sangue.
Per cambiare quel passato fatto di dolore e morti, si ricorse alle profezie degli antichi saggi, generatori di tutti gli universi, e si cercò di accumulare il male di quel mondo, ed annientarlo per sempre.
Fu così che nacque Ozgilian: ai quattro angoli di quel mondo sospeso nell’energia pura degli universi, fu piantato un albero dalle radici magiche, che si collegavano col grande salice santo, posto al centro esatto del mondo di Arcadia.
I quattro alberi si cibavano del male di quel mondo, e mentre generavano fiori bianchi, l’energia maligna veniva convogliata al salice santo, da cui, secondo le profezie, sarebbe dovuto nascere il portatore dell’equilibrio, da un frutto color porpora che cresceva senza interruzione.
La guerra, era combattuta dalle due fazioni rivali: i Dençil, possessori delle armi e della conoscenza, e i Gerondil, servi della magia e delle forze occulte. Furono cinque traditori di entrambi gli schieramenti ad unirsi insieme, per porre fine allo scempio che devastava la meraviglia di quel mondo.
Sperando nella profezia, organizzarono il rito, riponendo le loro vite in quel frutto, che dopo aver prosciugato ogni forma di energia malvagia da quelle terre, si schiuse.
Così, come già detto, nacque Ozgilian: bello come il sole, dal volto angelico, e l’aspetto di un bambino innocente, Ozgilian aprì gli occhi.
La gente comune, quella che non combatteva ma arava i campi, che non odiava, ma riversava il proprio amore sui figli, era accolta a veder sorgere il portatore d’equilibrio, speranzosi di un futuro nuovo.
Schiusi gli occhi, Ozgilian li guardò: le carni dei loro visi presero fuoco, e si sciolsero nel terreno in balia di terremoti e fiamme.
Chi gli aveva dato la vita, aveva per quella causa prosciugato la propria energia vitale, ed i loro corpi vuoti, divennero gli araldi del biondo angelo della morte.
Ozgilian devastò le lande di Arcadia per lustri, e la gente, come la propria terra, continuò a morire.
Come da profezia, la guerra finì, ed i Dençil ed i Gerondil deposero le armi: la saggezza dei primi, e la magia dei secondi, riuscirono ad eliminare gli araldi, ed Ozgilian fu maledetto nel nome della pura energia che regnava ad Arcadia, e fu esiliato nel limbo fra gli universi.
Poi venne il dopo: caddero lacrime per le vite spezzate, ma nacquero anche sorrisi; Arcadia aveva trovato il suo equilibrio.

Commenta questo racconto