Exelle e il libero arbitrio
di Walter Serra
Fisso nel buio quel punto impossibile dal quale, in sogno forse, ho spiccato il volo.
Accadde circa sei mesi fa.
Dormivo, quando qualcosa nella stanza si era mosso, anche se in maniera impercettibile.
Un guizzo, un respiro.
Mi sono svegliato col cuore in gola spiando nel buio attorno, senza capire.
La sera dopo, lui è tornato. Quando ho aperto gli occhi, stava chino su di me, forse solo per osservarmi, oppure per rubarmi l'anima.
Ho urlato ed è scomparso.
Non ho dormito per il resto della notte.
Per una settimana ho temuto di ritrovarmelo addosso, invece ho avuto tregua.
Poi è tornato.
Se ne stava appoggiato al cassettone, le braccia conserte, distinguibile appena nella fioca penombra.
"Verresti con me a fare un giro fuori?" Accennò alla finestra.
Risi. Fuori c'erano forse tre gradi ed era l'una di notte.
Uscire con un essere che non doveva esistere, per andare dove, poi?
La finestra parve dissolversi e al suo posto si aprì un cielo azzurro e il sole di maggio.
Impossibile…
Mi mostrò una piccola piattaforma che galleggiava a mezz'aria. Pulsava, ronzava, e mi trasmetteva al petto una vibrazione bassa, piacevole e tonificante.
Mi ritrovai accanto a lui, a ondeggiare su quello strano marchingegno, per poi attraversare la finestra, il vetro, il legno, il muro… Aggirammo la grande quercia del giardino pubblico, trovandola ora florida e maestosa come la ricordavo da bambino, come non è più, poi le case del paese, irriconoscibili, e il lago.
"Niente è come lo vediamo, tutto diventa come lo immaginiamo…", mormorò.
Un'ultima curva e mi ritrovai a fissare il mio corpo immobile sul letto, per poi scivolarvi dentro come una larva.
Sensazione di freddo e sporco.
" A domani." La finestra divenne fessura, risucchiando lui e la luce nella stretta falesia fra le persiane.
Attendere la notte successiva fu presto ansia e batticuore.
Lui tornò, come promesso, ne percepii il moderato profumo quando s'abbassò sul mio respiro. Nuovamente apparve quella specie di monopattino volante.
"Stavolta vai tu solo. Esplora, conosci. Le ore non ti peseranno …" Volai sul mondo fino a stancarmi, poi oltre le nuvole, appagato. La luce si smorzò e mi accorsi di avere oltrepassato l'atmosfera. Ebbi paura e desiderai tornare indietro, ritrovandomi in camera mia, gli occhi sbarrati per la riconoscenza.
"Vuoi volare ancora? Vorresti vedere di più e più lontano?", chiese, mentre, rimpicciolendo, saliva una minuscola scaletta. Sparì oltre una piccola porta antica, posta a mezz'aria.
Mi sono svegliato col terrore di avere rifiutato e ormai sono cinque notti che non torna.
Accendo la luce.
Accanto al comodino mi aspetta fedele la mia Exelle ultraleggera, facile da ripiegare e infilare dietro il sedile dell'auto, capace di salire sul marciapiede senza ribaltarsi e portarmi ovunque le mie braccia possano farla rotolare.
Ripenso all'anno scorso, a quando mi sono gettato dal terrazzo per ammazzarmi, invocando quel libero arbitrio di cui siamo stati dotati.
Invece mi sono fatto solo altro male.
Spengo la luce e cerco di rilassarmi.
Stasera vorrei volare su una stella...
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