Il Tormento di Nimnor
di Fabrizio di Donato e Roberto Sistili

La battaglia imperversava cruenta e furiosa, l'esercito del capitano Nimnor stava distruggendo il piccolo villaggio elfico.
Le capanne ardevano come pire sacrificali incendiate dalle torce degli invasori.
Una spessa cortina di fumo acre aleggiava sul campo di battaglia, tinto di rosso dal sangue dei caduti.
In quella nebbia di morte spiravano gli ultimi elfi, sotto i tremendi colpi di spada degli uomini.
Solo quando l'ultimo focolaio di resistenza fu travolto e spento, il capitano Nimnor fece il suo ingresso al villaggio, in sella ad un magnifico corsiero.
I suoi stessi soldati si allontanavano, intimoriti dall'ira e dalla ferocia del capitano più sanguinario delle Quattro Terre Conosciute.
Smontò da cavallo, sguainò l'enorme spada e s'incamminò in quell'apoteosi di sangue e morte.
Osservava compiaciuto i corpi smembrati degli elfi: donne, uomini e anziani, nessuna compassione, la brutalità che accompagnava Nimnor non risparmiava nessuno, nessuno…
Tranne i bambini…erano creature sacre e pure, intoccabili.
Tra le migliaia di vittime mietute in suo nome, non figuravano bambini di nessuna razza.
Lo aveva giurato a se stesso, da quando una banda di briganti era penetrata nel suo castello per depredare…e aveva ucciso sua moglie e i suoi due figli piccoli.
Si fermò chiuse gli occhi ed inspirò profondamente; l'odore del sangue aveva il potere di placare la sua ira.
Sentì il rumore di una porta che si chiudeva!
Riaprì gli occhi saettanti e notò una capanna rimasta inattaccata dalla furia strisciante del fuoco. Qualcuno si era appena nascosto lì dentro.
Furibondo, Nimnor strappò una torcia dalle mani di un suo soldato e si avvicinò alla capanna, incendiò la porta di legno e lanciò la torcia sul tetto.
Accecato dall'odio e dal fumo, abbatté l'uscio con un calcio e si proiettò all'interno facendosi largo con due terribili fendenti.
Con il dorso della mano si asciugò gli occhi e vide chi si nascondeva nella capanna.
Un gruppo di piccoli elfi lo osservava con occhi sbarrati, il terrore era talmente elevato in loro da impedire anche il più piccolo gemito di paura infantile.
Nimnor guardò ai suoi piedi…ciò che vide lo avrebbe segnato per il resto dei suoi giorni.
Due bambini elfi giacevano senza vita nel loro stesso sangue, uccisi dai colpi ciechi della sua arma.
Un brivido freddo gli percorse la schiena, mentre un senso di nausea gli sconvolgeva lo stomaco.
Lanciò la spada lontano e cadde in ginocchio mentre i suoi occhi fissavano quei due corpi innocenti.
Estrasse il pugnale dalla cintola e si puntò la fredda lama alla gola; due lacrime solcarono le gote sporche e consunte dal tempo.
Un piccolo elfo si staccò dal gruppo e si avvicinò a Nimnor; appoggiò la piccola mano candida su quella possente del capitano, quella stessa mano che impugnava la lama.
Il capitano lo guardò …
Gli occhi del piccolo elfo aprirono una profonda breccia nella roccaforte dell'anima dell'uomo.
Allontanò la lama dalla gola, tremando…e capì.
Da quel momento in poi, tutto sarebbe cambiato…TUTTO.

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