Potere della Luna
di Luigi Facchino

"Io ti invoco potere della luna… Amica e amante nelle notti senza nubi, avvinghiata a me come vivido muschio dalle tinte suadenti. Non la tua malia chiedo adesso ma la tua prepotenza e la tua forza distruttrice. Lascia che i tuoi raggi colpiscano i colpevoli e li facciano sparire per sempre. In un altrove senza tempo il loro cuore non troverà rimedio alcuno e l'infamia della loro coscienza li consumerà in un moto eterno di disperazione".
Reclinò la testa indietro, lasciando scivolare i suoi lunghi capelli corvini.
Chiuse le palpebre. Poi spalancò le braccia e raggi di luce bianca e splendente raggiunsero velocemente i palmi delle sue mani.
Era pronta. Il potere era dentro di lei. Riaprì gli occhi. Erano completamente bianchi. Nessuna traccia di pupille o colori. Un'ira funesta si era impossessata di lei e nulla avrebbe potuto fermarla.
I cavalieri si guardarono sbigottiti. La loro folta schiera sembrava poca cosa in confronto all'essere che dominava sovrano su quel crepaccio. Non potevano tornare indietro perché il vuoto li attendeva. Lei invece avanzava impetuosa senza alcun freno. Il suo vestito nero, ornato da trine argentate vibrava al soffio del vento. Era bella come la notte e spaventosa come il sussurro della morte.
Tuoni e fulmini. Il cielo rombava e la terra tremava assordando i poveri sventurati. Cominciarono a tremare e a stringersi tra loro, ma nemmeno un miracolo avrebbe potuto alleviare la loro angoscia. Saette accecanti fuoriuscivano dalle sue mani ed uno ad uno gli sfortunati venivano colpiti e scaraventati nel precipizio.
"Ah, ah, ah… Uno e poi un altro e un altro ancora…" sghignazzava "Avete osato sfidare la regina della notte… Avete osato deturpare la bellezza del mio territorio… Avete chiesto indulgenza e sofferenza riceverete invece… nessuno potrà fermarmi!" tuonava furiosa.
Sangue, strage e paura si consumarono quella notte sul precipizio del monte Aztur. Non avrebbero dovuto addentrarsi con tanta smania. Le parole della veggente erano state chiare, ma loro non accettavano una sconfitta. Ed uno ad uno furono scaraventati nella valle dell'Insolenza.
Scintillavano al chiarore della luna le lame dei cavalieri mentre le loro armature si ammaccavano al contatto con le pietre di Aztur. Nessuno più li avrebbe rivisti. Nessuno più avrebbe osato sfidare la potenza della strega Keyla.
"Adesso basta. Io posso sfidarti! Io posso porre fine a questa strage! Strega maledetta sei in mio potere e non potrai nulla contro la mia soluzione!" urlò il piccolo Daniel infuriato. E così chiuse il libro che aveva tra le mani e tirò un sospiro di sollievo. "Adesso non fai più così tanta paura… Vivi in una realtà che non è la mia! Tra le pagine di questo libro sei pericolosa e cattiva, ma nei miei pensieri ci sono io su quel monte a salvare quegli uomini. Il grande mago Daniel!"

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