La chiesa ortodossa
di Giovanni Maria Pedrani

C’era voluta più di mezza giornata di cammino per raggiungere quell’eremo. Girato il
promontorio da cui si vedeva l’insenatura presso la quale era approdato, aveva scoperto
l’incanto di quel monastero sperduto. Sembrava disabitato come tutta l’isola, ma
probabilmente era il caldo che costringeva le persone a rifugiarsi in quelle case dai muri
bianchi.
La chiesetta ortodossa prometteva frescura. Vi entrò cauto abbassando la testa, più per
rispetto, che per paura di picchiare la testa sullo stipite di quella umile porticina in legno.
Scorse subito altri due ingressi aperti, che assicuravano un gioco di correnti molto
gradevole, che però non smuoveva le fiammelle delle candele appena accese… Appena
accese! Già! I lumini erano integri e sembrava che fossero stati attizzati da pochi istanti!
Ma l’odore dolce della cera d’api annegata nelle bacinelle d’acqua era di intensità
millenaria e si confondeva con il sapore dell’olio d’oliva e delle travi che sostenevano la
cappella, integralmente rivestita di un legno dall’aroma inebriante. Persino i fiori disegnati
sulle vetrate con dei mosaici multicolori, sembravano avere un profumo.
Che splendore, che magia riusciva ad avere anche una umile chiesetta! Nella sua
cultura cattolica osservava la struttura e cercava di riconoscere tutti i componenti di quel
rito, in un vano ecumenismo architettonico: l’abside, il coro, le icone… Sì le icone! Che
strane quelle immagini su fondo dorato di ispirazione bizantina!
Era tutto magnifico e seducente, eppure non si sentiva a suo agio. Gli mancava il fiato,
proprio lì ove sembrava che un incontro di venti generasse un soffio vitale.
Quegli occhi scuri!
Le candele!
D’un tratto gli sembrò che quegli esili ceri di una dolce trasparenza verde oliva, si
vestissero come torce da morto!
Le bocche di quelle facce! Non si ricordava che fossero aperte, quando era entrato. Ma
quante erano queste icone! Quanti visi mediterranei, turchi, o erano greci! Ma che cosa
volevano? Erano loro a soffiare?
Non lo facevano uscire! Volevano parlargli, urlargli qualcosa!
Si sentiva spinto da una parte all’altra. Non voleva guardarli. Chiuse il viso fra le mani
ma non fece in tempo. Ormai la chiesa era di nuovo vuota e pronta ad ospitare un altro
avventore.
Alla base del transetto di sinistra era disegnata una nuova disperata immagine.
Aveva il suo volto!

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